Come ti stai allenando/preparando per il mondiale o come ti sei preparato per questo mondiale?
Mi affido totalmente al mio personal trainer per l’allenamento specifico sui diversi distretti muscolari impegnati nel gesto atletico, alla mia istruttrice di Joga per gli esercizi di elasticità e allungamento e, ovviamente, al mio mental coach per gli importantissimi esercizi di rilassamento, motivazione e concentrazione di carica agonistica. Non ci credere vero? E fate bene! In realtà sono sempre in compagnia della solita banda di matti, che però finiti gli italiani sono mooolto più rilassati e meno motivati (in vista degli italiani c’era tutta un’altra atmosfera). In più utilizziamo spazi acqua di fortuna perché i soliti non li abbiamo più. Cerco sempre di allenarmi un paio di volte a settimana ma senza allungare; più che altro cerco di curare la tecnica e ogni tanto ci infilo delle lente con le bipinne. Poi cerco di nuotare una volta a settimana e per il resto il mio allenamento è fare casa-stazione + stazione-ufficio e viceversa in bicicletta perché faccio il pendolare.
Quale delle discipline che affronterai ai mondiali è quella che preferisci e su cui punterai maggiormente?
la mia disciplina preferita è sempre stata la monopinna, per cui punterò su quella. In statica non sono mai stato un granché (ho una cv di 5.3l) e non la alleno mai mentre la rana mi piace ma la pratico con velleità agonistiche da pochi mesi.
Come definisci la tua stagione quest’anno?
Quest’anno devo dire che è stato incredibile, ben oltre le aspettative. Fino allo scorso anno nuotavo quasi tutti i giorni ma quest’anno ho dovuto cambiare lavoro, ho pochissimo tempo libero, non riesco più a nuotare e la mia forma fisica di base ne ha decisamente risentito. In più dormo poco e sto a sedere 11 ore al giorno.
Ciò nonostante in apnea sono spesso riuscito a tirare fuori dal cappello delle buone prestazioni, a partire dai 213m di San Marino, ai 219 di Mortara in vasca corta ai 216 degli italiani per finire con l’exploit dei circa 240m dei collegiali di fine giugno a Torino. Davvero non me lo sarei mai immaginato e tuttora non me lo spiego.
Cosa ti aspetti da questi campionati del mondo?
Su di me ci sono sempre state molte aspettative e forse ho abituato troppo bene i miei sostenitori, da quando erano solo i miei compagni di squadra o poco più ad ora che forse sono più di quelli che immagino 😉 ma i mondiali, cavolo, chi se lo sarebbe mai aspettato…
Beh, pensare di andare a medaglia la vedo davvero dura, quindi darò ovviamente il massimo ma cercherò di viverli più che altro come un’esperienza formativa, e magari tornerò con l’idea che anche “quelli là” in fondo sono persone normali (o forse no).
Quale è il tuo stato di preparazione fisica e psicologica?
Come dicevo, la preparazione fisica è tutt’altro che ottimale e anche dal punto di vista mentale vivo un periodo piuttosto difficile. Ma se in apnea riesco ad “innescare la magia” e riuscire a trovare il piacere e la sinuositá nel gesto, so che delle cose buone possono uscire comunque. Il difficile è sempre capire come fare per innescarla, nonostante pratichi e sperimenti da 16 anni non ho ancora trovato la ricetta perfetta.
Segui un’alimentazione particolare nella fase di preparazione alla gara?
No, cerco solo di evitare cibi spazzatura, contenere le quantità di calorie per non iningrassare (visto che consumo poco durante il giorno) e inserire frutta e verdura almeno una volta al giorno. Faccio anche modesto uso di integratori per arginare la carenza di energia che spesso devo affrontare.
Come ti prepari prima di ogni gara? se li hai, quali sono i tuoi rituali pregara?
Il giorno della gara di solito socializzo per allentare la tensione, poi ad almeno 2 ore dalla prova faccio stretching a gambe, spalle e diaframma con gli uddiyana bandha. Vicino alla prestazione poi qualche apnea a secco. Infine faccio training autogeno e visualizzazione per concentrare le energie e trovare quelle motivazioni necessarie ad andare avanti quando la sofferenza diventa insopportabile.
Cosa è l’apnea per te?
Pratico apnea da quasi 20 anni, anche se in modalità “assiduamente agonistica” solo da due. Mi è sempre piaciuto il rapporto che durante un’apnea si instaura intimamente con se stessi ma che contemporaneamente ti fa sentire parte di un “infinito equilibrio”. Ho insegnato per anni e per anni me la sono solo goduta. E ora mi sento maturo per riuscire affrontare gare impegnative. Quando sento persone che sono passate nel giro di pochissimo tempo dai corsi all’agonismo un po’ mi dispiace per loro perché così facendo non vivono quel lento percorso di crescita interiore che ti porta ad amare l’apnea per tutta la vita.